FESTIVAL DELLE CITTÀ 2023, l’intervento del ministro Crosetto sulla condizione politica europea e una cooperazione su scala globale

Prosegue senza sosta la quinta edizione del Festival delle Città 2023, kermesse intitolata “Sortirne insieme”, in occasione del centenario di Don Lorenzo Milani, che si tiene nella sempre affascinante piazza San Salvatore in Lauro, presso il Pio Sodalizio dei Piceni a Roma.
Nell’ultimo panel previsto nella mattina del secondo giorno, l’attenzione è rivolta al Ministro della Difesa Guido Crosetto, protagonista del panel “L’Italia e le sfide nel mondo”; a moderare l’intervento Agnese Pini, direttrice di Quotidiano Nazionale.

Il discorso del Ministro Crosetto è ampio e prima di addentrarsi in riflessioni più analitiche, offre una panoramica generale sulla situazione che tutta l’Europa sta vivendo: «La gente si è stancata della guerra, l’Occidente si è stancato della guerra. Ne derivano una somma di elementi negativi, che hanno portato a un peggioramento della situazione economica complessiva. Questo ha impedito alle democrazie di proseguire nel percorso di sostegno all’Ucraina. C’è un limite e ci sono scricchiolii polito-industriali. Nei prossimi mesi ci sarà un probabile incremento di tavoli operativi. Purtroppo non credo che le due nazioni protagoniste in questa guerra abbiano intenzione di interrompere le rispettive iniziative militari. Ho paura che l’inverno possa bloccare gli scontri terrestri e aumentare quelli aerei, aumentando di conseguenza la gravità degli scontri stessi.
Nessuno pensa davvero all’utilizzo delle armi nucleari. È un discorso di razionalità. La democrazia e le regole democratiche in uno scontro come questo costituiscono la lentezza, rispetto a un autocrate che si confronta solo con se stesso. Quello che prima era un pensiero solo ideologico e poi, a volte, diventava militare, ora assume un contorno globale, economico. Per esempio, l’aumento della benzina che stiamo soffrendo era facilmente prevedibile a marzo. L’Occidente si sta comportando come i nobili a fine Ottocento, guardando con disprezzo tutto ciò che non fa parte dell’Occidente. Abbiamo bisogno di alleati, di Paesi amici. Non possiamo pretendere che un Paese africano sopraggiunga a un livello di politiche e democrazia per i quali noi stessi abbiamo impiegato centinaia di anni. Non vedo consapevolezza per dove si giocherà la sfida del futuro».

Crosetto sa che l’Europa ha l’obbligo di espandere il proprio orizzonte politico verso una cooperazione globale su larga scala. E la cooperazione funzionale a una crescita socio-economica con gli altri continenti è di fondamentale importanza. Africa su tutti. «Non esiste futuro dell’Europa distaccato da quello dell’Africa: la Cina non la guarda come un problema, ma come una mèta da colonizzare diversamente da come lo ha fatto l’Occidente.
L’approccio russo all’Africa è diverso da quello degli altri Paesi: loro mandano gli ufficiali per formare ufficiali. Quando in un Paese semini con i capi delle forze armate, semini qualcosa di particolarmente forte. Non si può cancellare dall’immaginario collettivo africano l’idea di stati Occidentali che andavano a rubare loro risorse. L’Occidente deve lavorare per permettere all’Africa di usufruire in Africa di determinate ricchezze. L’Africa ha il potenziale per diventare “l’America del XXII secolo”, ma solo con un aiuto decisivo dell’Occidente, senza portare via risorse e facendo crescere istruzione, sanità e programmazione. Andrebbe applicato un “piano Mattei”, ma non dall’Italia sola, forse non basta nemmeno l’Europa…è un problema del mondo. Il più grande continente del mondo rischia di esplodere nei prossimi decenni».

La politica, infine. Il suo senso, il suo valore comunicativo tra partiti, sempre rivolta ai cittadini, mai fine a se stessa. Nazionale o sovrannazionale, non c’è alcuna differenza: «Abbiamo il dovere di separare alcuni argomenti dal dibattito politico. Fare politica così ci porta al disastro. Dovremmo ritrovare maggioranza e opposizione entrambe responsabili sulla guida delle loro politiche. E questo vale per tutti i Paesi europei. Non abbiamo ancora saputo individuare quegli argomenti indiscutibili per il miglioramento del Paese e tenerli fuori dal dibattito.
Non esistono rapporti “violenti” tout court, ma rapporti conflittuali tra le Nazioni. Questo fa parte di tutti i rapporti , l’importante è preservarli. L’Europa non ha riconosciuto la leadership a nessuno. Non si può pensare a un’Europa trainata da una nazione che tiri le fila. Abbiamo bisogno di un’Europa che faccia più dialogo e costruisca un’opinione e un buon senso più ampi. Questa Europa è troppo burocratica e poco politica.
A causa di eventi esterni all’operato di questo Governo, abbiamo avuto poche risorse per rispondere al processo di inflazione. Quindi il Governo ha dovuto ridirigere queste risorse dove occorre maggior intervento. Non possiamo farci leggere negativamente dall’esterno, altrimenti si rischia di ricevere un blocco sugli investimenti utili per combattere il debito.
Sono molto preoccupato per la guerra in Ucraina, ma ciò che mi preoccupa di più sono lo scenario cinese e le attività dell’Iran. Sarà fondamentale il ruolo del dialogo».

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