Una delle protagoniste della quinta edizione del Festival delle Città 2023, kermesse intitolata “Sortirne insieme”, in occasione del centenario di Don Lorenzo Milani, che si tiene nella sempre affascinante piazza San Salvatore in Lauro, presso il Pio Sodalizio dei Piceni a Roma, è stata Elly Schlein: la segretaria del Partito Democratico ha partecipato al panel “L’opposizione e l’Italia”, affiancata da Massimiliano Presciutti, presidente ALI Umbria e sindaco di Gualdo Tadino e da Lorenzo Radice, presidente ALI Lombardia e sindaco di Legnao; a moderare il dibattito, la giornalista RAI Monica Giandotti.
Attraverso una discussione incentrata sull’analisi delle maggiori criticità che il nostro Paese sta affrontando, uno degli aspetti più sensibili emerso è quello della sanità. E le parole di Elly Schlein non lasciano spazio a interpretazioni: «Sulla sanità pubblica il Governo ha iniziato a tagliare già dall’inizio, non riuscendo a stare al passo con l’inflazione. Durante la pandemia sono state messe molte risorse in gioco, oltre 18 miliardi, soprattutto per operare su nuove assunzioni: a oggi ci sono delle carenze madornali. C’è un problema di personale e di risorse da innestare nel circuito. Poi c’è anche un problema di gestione di risorse PNRR, che cade sulla cosiddetta sanità territoriale, che è la sanità del futuro: quello sarebbe un salto di qualità, soprattutto per la vicinanza che collegherebbe il cittadino alle strutture sanitarie locali. Oggi nella sanità pubblica, chi ha le risorse si cura, perché se lo può permettere e salta la fila. Noi vogliamo e dobbiamo lavorare soprattutto per coloro che non hanno quella ricchezza, ma che devono usufruire del medesimo diritto alle cure».
Dalla sanità a limitrofe criticità economiche e sociali, il passo è brevissimo. Tutto è collegato se si riflette su scelte politiche fino a oggi affatto progressiste: «Sul salario minimo ci siamo spesi per trovare una posizione comune e che ha costretto il Governo a guardaree in faccia la realtà di milioni di lavoratori che sono poveri. Perché in Italia c’è un problema di lavoro povero.
Mi convince molto la parola “concretezza”. Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono il cardine su cui muovere la politica verso un futuro favorevole per l’intera comunità. Ci abbiamo messo anni, ma ora il Paese parla di salario minimo. Ci vorrà del tempo, ma approfondiremo anche tutte le questioni economico-sociali che miglioreranno la vita delle persone, come la riduzione delle disuguaglinze sociali. Moltiplicando i presidi sociali e culturali nelle città, la vita migliorerà di conseguenza. Quel che mi colpisce del Governo è che non si sa cosa abbia contro i Comuni: ha tolto il fondo sugli affitti, costringendo le persone ad andare a chiedere interventi economici ai Comuni; ha fatto demagogia sull’accoglienza e ha messo in difficoltà le finanze dei Comuni. È necessario costruire un’alternativa, perché se chiediamo ai cittadini se stanno meglio o peggio rispetto a un anno fa, penso che la risposta sarebbe univoca. Dobbiamo tornare a essere un sistema-Paese e non lasciare soli i territori. Spendiamoci per migliorare la qualità della vita attraverso queste battaglie».
Anche Massimiliano Presciutti sa bene cosa vuol dire per un amministratore locale dover fronteggiare una carenza esagerata di qualità e personale sanitario: «Cosa vuol dire “spendere bene i soldi”? Noi abbiamo avuto la fortuna di avere dirigenti e professionisti seri che lavorano nel nostro territorio, che soprattutto durante la pandemia, ci hanno permesso di lavorare al meglio sulla sanità territoriale. Anche noi amministratori abbiamo sostenuto economicamente la missione per la sanità territoriale: sulla sanità e il PNRR ci hanno tolto fondi che erano già nostri, abbiamo dovuto fare sacrifici. E poi ci tengo a dire che il numero chiuso nelle facoltà mediche nel nostro Paese è una stupidaggine gigantesca! Ci stanno costringendo ad andare a curarci nelle strutture private. Occorrono velocità e coraggio!»
A Presciutti fa eco Lorenzo Radice, che ha le idee ben chiare in merito a una certa visione di comunità: «Ci vogliono sì velocità e coraggio, ma anche concretezza. Basta con questa incertezza su come e quando poter spendere questi fondi PNRR. Non possiamo più essere soggetti a questi continui sbalzi di direzione. Occorrono opere per migliorare il modello di vita economico e sociale del Paese.
La crisi della sanità territoriale ci porterà a sostenere dei costi impossibili, in una situazione sociale insostenibile. Non c’è personale. E dobbiamo avere il coraggio di aprire la visuale: occorre un piano per la salute sostenibile e questo riguarda in primis la creazione di nuove infrastrtture, per una migliore visione di comunità».