Prende il via la nuova edizione dell’assemblea annuale di ALI – Autonomie Locali Italiane, nella suggestiva cornice offerta dalle sale dell’hotel Charlie di Pesaro, capitale italiana della cultura.
Ad aprire il confronto incentrato sui “Comuni d’Europa”, che si protrarrà fino alla giornata di venerdì 22 marzo, è stato Matteo Ricci (presidente di ALI e sindaco di Pesaro), toccando da vicino con passione e lucidità diversi argomenti delicati. «Per noi è un anno magico, con Pesaro capitale della cultura. Si tratta di un progetto che nasce dieci anni fa, quando trovai un territorio più povero. Abbiamo scelto di legare la nostra economia alla manifattura, ma investendo su bellezza e cultura.
I sindaci e gli amministratori locali governano mettendo in campo una visione tra ambizione e pragmatismo quotidiano. È nata una nuova consapevolezza. Abbiamo reso Pesaro capitale della cultura con un dossier chiamato “La natura della cultura”. Voglio ricordare che la storia di Pesaro è legata anche al percorso amministrativo svolto con ALI.
Noi amministratori, pur occupandoci delle nostre realtà locali, ci rendiamo conto di cosa vuol dire la parola “sovranità”: è l’istituzione con la quale possiamo essere protagonisti in un mondo che sta cambiando. Come per la democrazia, che oggi è minoritaria e non va di moda.
Oggi l’Europa è circondata dalla guerra. La mattina seguente all’invasione dell’Ucraina, stavamo già programmando iniziative. Abbiamo fatto bene ad aiutare il popolo ucraino anche con le armi, altrimenti ci sarebbe stata un’invasione totale.
Abbiamo condannato Hamas e l’attacco a Israele. Però, poi, Netanyahu ha scambiato il diritto di difendersi con la vendetta. E cosa sta facendo l’Europa per contribuire alla pace? Niente.
Finchè l’Europa non avrà una politica estera ben precisa, non conterà nulla. Un’Europa così com’è organizzata non funziona. O riprenderà il percorso di uno Stato federale, o altrimenti il popolo italiano non conterà nulla nei prossimi anni. E questo riguarda anche la pace e la democrazia. Non è sufficiente la politica che questo Governo sta portando avanti.
Anche in Europa le formazioni estremiste sono in crescita. Ecco perché siamo amministratori che credono che occorrono amministrazioni più grandi, per risolvere problemi più grandi. Oggi iniziamo a sottoscrivere questo patto, che da domani invieremo a tutti gli amministratori d’Italia.
Siamo difensori delle autonomie locali, che non sono le Regioni, ma i Comuni. Con la riforma dell’autonomia differenziata diventano dei baracconi. Continueremo a batterci e a credere in un referendum abrogativo.
Tanti amministratori del Nord che si sono schierati contro il centralismo, non vogliono un grande centralismo. Non solo al Sud si avvertono la difficoltà. C’è anche una questione Settentrionale che riemerge. E chi difende l’Italia centrale, che è una cerniera che unisce? Bisogna contrastare un modello di sviluppo che non funziona: non si può puntare solo sulle Città Metropolitane. Occorre un modello policentrico.
In bilancio mancano tra i 12 e i 14 miliardi di euro. Il Governo ha già tolto risorse agli enti locali. Una volta che dovrà essere apportato un correttivo, dove li prenderanno questi soldi? Ancora dagli enti locali?
Guardiamo a ciò che sta succedendo a Bari. Per un sindaco non c’è nulla di più importante dell’onestà e della legalità. Decaro è stato protagonista della lotta per difendere questi valori e da anni vive sotto scorta. Per colpa di quattro elementi, l’amministrazione comunale ora rischia di sciogliersi. È una vergogna. Nemmeno ANCI è compatta per difendere il suo presidente Decaro, perché pare che vengano sempre prima gli ordini di partito. Se ne sta facendo una questione politica».