Rapporto Censis 2025: debito in aumento, ceto medio in affanno e sfiducia nella democrazia

Il 59° Rapporto del Censis descrive l’Italia del 2025 come un Paese entrato in una nuova fase storica: una ‘età selvaggia, del ferro e del fuoco’, dove pulsioni profonde, incertezze geopolitiche e fragilità economiche ridisegnano il tessuto sociale più delle dinamiche tradizionali della crescita. È una fotografia che individua fratture strutturali, dalla percezione del declino europeo al peso del debito, dalla difficoltà del ceto medio alla trasformazione del lavoro. Ma mostra anche un Paese che, pur esposto a rischi inediti, continua a cercare traiettorie di vitalità e adattamento.

L’elemento più rilevante è il quadro antropologico. Secondo il Rapporto, il 62% degli italiani ritiene che l’Unione europea non abbia un ruolo decisivo nello scenario globale, mentre il 53% immagina un’Europa destinata alla marginalità in un mondo governato dalla forza anziché dal diritto. È un cambio di paradigma che si innesta in un clima internazionale dominato da conflitti, nazionalismi e protezionismi. Un terzo degli italiani considera oggi le autocrazie più adatte allo spirito dei tempi: un dato che rivela una crescente sfiducia nei meccanismi democratici e una percezione diffusa di vulnerabilità.

Accanto al clima culturale, il Censis individua un punto di frattura economico: il ‘Grande Debito‘. L’Italia spende 85,6 miliardi l’anno in interessi, più di quanto destina agli investimenti pubblici, e dieci volte quanto investe in protezione ambientale. È un peso strutturale che riduce i margini di manovra e inaugura, secondo il rapporto, il ‘secolo delle società post-welfare’. È un fenomeno che riguarda tutto l’Occidente, ma nel caso italiano è aggravato da una crescita demografica negativa, dall’invecchiamento della forza lavoro e da una produttività stagnante. Nel 2024 il debito pubblico ha toccato un nuovo massimo, 3.081 miliardi, mentre la spesa per interessi è salita al 3,9% del Pil, quota più alta dell’Eurozona dopo l’Ungheria. Per l’81% degli italiani occorre colpire i giganti del web che non pagano abbastanza tasse: un segnale della domanda crescente di equità fiscale.

Il Rapporto fotografa poi il disagio del ceto medio, che vede restringersi progressivamente il proprio spazio economico. In vent’anni il numero dei titolari d’impresa è crollato del 17%, mentre il reddito reale delle piccole attività ha continuato a scendere, assestandosi al 14% del Pil. La stagnazione salariale completa il quadro: nel 2024 il valore reale delle retribuzioni è ancora inferiore dell’8,7% rispetto al 2007. Il potere d’acquisto, nonostante un parziale recupero negli ultimi due anni, risulta ridotto del 6,1% nell’arco di un quindicennio. È una febbre silenziosa che alimenta timori di retrocessione sociale e riduce la capacità delle famiglie di sostenere consumi e investimenti.

Allo stesso tempo, il sistema produttivo affronta un lungo autunno industriale. La manifattura ha registrato tre anni consecutivi di calo, con contrazioni marcate in settori chiave come tessile, meccanica, metallurgia e trasporti. Solo l’alimentare mostra una tenuta strutturale, mentre comparti legati alla difesa registrano un incremento significativo, con la produzione di armi e munizioni salita del 31% nei primi nove mesi del 2025. È un segnale che riflette le nuove priorità geopolitiche e le pressioni esercitate dagli alleati europei e dalla Nato sui bilanci nazionali.

Nel mercato del lavoro il cambiamento è altrettanto profondo. L’aumento dell’occupazione degli ultimi due anni è trainato quasi esclusivamente dagli over 50: rappresentano oltre l’80% dei nuovi occupati nel 2023-2024. Nel 2025 continua a diminuire l’occupazione giovanile e cresce il numero degli inattivi, mentre gli indicatori di produttività, già deboli, tornano a peggiorare. Si tratta di un modello di crescita sbilanciato, fondato sull’allungamento della vita lavorativa più che sull’ingresso di nuove competenze.

Il Censis analizza anche il tema dell’immigrazione, spesso al centro del dibattito pubblico. In Italia vivono oltre 5,4 milioni di stranieri, il 9,2% della popolazione, ma il 35,6% di loro si trova sotto la soglia di povertà. La sovraqualificazione dei lavoratori immigrati laureati supera il 55%, segnale di un mercato del lavoro che non riesce a valorizzare competenze che altrove alimentano produttività e crescita. Al tempo stesso, prevale nella popolazione un atteggiamento restrittivo: il 63% chiede di limitare i flussi in ingresso e più della metà percepisce gli stranieri come una minaccia per l’identità culturale.

In questo scenario complesso, emerge un’altra Italia, descritta dal Censis come una popolazione che non cede alla ‘litania della catastrofe’. Pur consapevoli delle fragilità sistemiche, gli italiani mantengono un approccio vitale alla quotidianità, con una forte inclinazione al piacere, alla socialità, alla ricerca di benessere personale. È un contrappeso sociologico che contribuisce a evitare derive radicali e a tenere il sistema lontano da forme di estremismo comparabili a quelle osservate in altri Paesi occidentali.

Il Rapporto mette infine in luce una nuova geografia della vitalità sociale. Le città intermedie del Nord-Est e alcune aree metropolitane crescono grazie alle opportunità lavorative e alla presenza di cittadini stranieri. In parallelo, la domanda di cultura cambia forma: cala la spesa per libri e giornali, ma aumentano gli ingressi a musei, cinema, spettacoli, con le città italiane che diventano sempre più dispositivi esperienziali.

Qui tutti i materiali pubblicati sul sito del Censis.

Censis_Sintesi Considerazioni generali 2025

Censis_Sintesi Fenomenologico 2025

Censis_Infografiche sull’Italia e sul mondo 2025

L’Italia nell’età selvaggia. Rapporto Censis 2025

Un Paese che ha saputo porsi faccia a faccia con il presente. Rapporto Censis 2025

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