Legautonomie è fra le associazioni che hanno fondato l’Alleanza Contro la Povertà il cui lavoro ha portato al varo del Rei. Ancorché finanziato in misura assolutamente inadeguata quella misura ha rappresentato il primo passo verso una politica universalistica di contrasto alla povertà assoluta e alla presa in carico dai Comuni di persone in condizioni di fragilità da sostenere non solo economicamente ma anche nella definizione di un percorso verso l’inserimento nel mondo del lavoro. Il Decreto che il Governo sta andando ad approvare poteva essere una opportunità straordinaria se avesse soddisfatto una di queste due condizioni: incrementava le risorse a sostegno del Rei senza modificarne la struttura consentendo così di ampliare significativamente la platea dei beneficiari e l’efficacia delle azioni di presa in carico, oppure confermava il Rei e lo affiancava con una misura non di tipo sociale ma strettamente lavoristica tesa a sostenere le figure più fragili nel percorso di immissione nel mercato del lavoro.
Il Decreto che si va ad approvare invece afferma di essere una misura sociale, quindi formalmente simile al Rei, salvo poi invece avere contenuti prettamente lavoristici fino al paradosso che risorse destinate al sociale finirebbero in tasca agli imprenditori qualora questi assumessero un beneficiario della misura assistenziale. Quindi la misura diventa un ircocervo con conseguenti complessità gestionali praticamente inestricabili che finiranno per trasformare la misura in un finanziamento a pioggia.
Salta infatti la centralità del Comune nella gestione dei progetti di presa in carico, vi subentra un rafforzamento ( in se positivo) relativo dei centri per l’impiego con il piccolo dettaglio che la loro operatività rafforzata non può certo coincidere con la data di Aprile come primo mese di erogazione del Reddito di Cittadinanza. Saltano i meccanismi di pianificazione e monitoraggio.
Insomma un vero caos che rischia, nel tentativo di conciliare gli opposti, di veder spese molte risorse senza una linea operativa seria e coerente e, a seguito di un prevedibile fallimento, indebolire di molto domani la battaglia per una misura di autentica cittadinanza che nel panorama socio economico futuro sarà sempre più necessaria.
Legautonomie , infine non può che esprimere il proprio allarme per una misura che si vuole sociale ma che scavalca regioni e comuni depositari anche ai sensi del dettato costituzionale di questa materia e ribadire che solo riaffermando la centralità del comune si possono portare avanti politiche efficaci e circostanziate di contrasto alla povertà.
Di qui il nostro appello alla Conferenza delle Regioni e all’Anci per una azione comune a difesa delle proprie prerogative e affinché il parere degli enti territoriali sia ascoltato dal Governo e soprattutto dal Parlamento