A conclusione del Progetto italo/francese EDUMOB FIAB Tigullio e il Centro Studi FIAB hanno contribuito alla realizzazione del manuale “La gestione delle ciclovie. Esperienze e competenze in Italia e in Europa”, raccogliendo in una guida approfondita – con numerosi interventi – tutto quel che serve sapere quando un’infrastruttura bike friendly è stata realizzata. Insomma, cosa bisogna fare nel dopo, con l’opera da gestire e valorizzare. Come ha di recente spiegato il presidente FIAB, Alessandro Tursi, non servono per forza grossi investimenti quando si parla di mobilità ciclistica, purché si abbia chiaro la priorità da assegnarle in ottica di transizione ecologica. Lavorare sull’esistente, sfruttando la rete di vie e strade a basso scorrimento, può essere una valida alternativa per lo sviluppo dei territori in senso cicloturistico.
Il progetto EDUMOB ha interessato i Comuni di Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera, coinvolti direttamente dalla Regione Liguria come soggetti attuatori delle azioni locali, mentre in Francia il Département des Alpes Maritimes ha lavorato tramite il polo tecnologico di Sophia Antipolis e nei Comuni di Villeneuve Loubet e Biot. Con EDU-MOB, grazie all’impegno di tutti, sono stati realizzati sei tratti di piste ciclabili, in territorio italiano e francese.
Nella guida “La gestione delle ciclovie” di FIAB Tigullio sono presenti numerosi interventi che affrontano i temi di cicloturismo e di infrastrutture con l’occhio degli esperti. Del resto, le competenze maturate nel corso di decenni da FIAB sono un valore indiscusso a cui le amministrazioni pubbliche si affidano sempre di più per compiere le giuste scelte, senza inutili sprechi. «Alle ciclovie di interesse nazionale, ora in fase di progettazione e avvio, si affianca una miriade di infrastrutture ciclabili di livello locale e di interventi di moderazione del traffico, a formare un “patrimonio ciclabile” frutto di investimenti che pur notevoli restano fortemente minoritari rispetto a quelli per altre infrastrutture – ha scritto Giorgio Ceccarelli, Coordinatore FIAB Nord Ovest – È comunque evidente come questo patrimonio in via di formazione risulti particolarmente delicato e come da subito mostri la necessità di un’attenta e continua manutenzione: sono sotto gli occhi di tutti i bordi invasi dall’erba, le buche, i crolli che talvolta rendono impossibile percorrere tratti da poco realizzati».
In questa opera di valorizzazione delle infrastrutture esistenti rientra, ad esempio, l’accordo tra FIAB e ANBI (Associazione Nazionale degli Enti di Bonifica e Irrigazione) per far sì che i 200mila km di canali sparsi in tutta la penisola vengano messi a frutto per una riconversione bike friendly del turismo e della mobilità. Gli esempi citati nella guida realizzata grazie al Centro Studi FIAB e a FIAB Tigullio sono italiani ed europei. Per citarne alcuni, compaiono i casi virtuosi della provincia autonoma di Trento, i percorsi in mtb in Val di Susa, la via Silente e il Parco Nazionale del Cilento; per quanto riguarda gli scenari esteri la guida ha contemplato l’esperienza Sustrans in Inghilterra e l’Alpe Adria, che collega Salisburgo a Grado.
da fiabitalia.it