Non ha fatto notizia il rinvio all’autunno delle elezioni amministrative previste per questa primavera. La decisione del governo era nell’aria e la scelta sembrava naturale dopo che Sergio Mattarella, durante la crisi del Conte 2, aveva escluso l’opzione voto anticipato per il timore di un aumento dei contagi da Covid-19.
Le elezioni in tempo di coronavirus sono effettivamente un’operazione complessa. Come raccontato in un precedente contributo qui su lavoce.info, molti elettori potrebbero scegliere di rinunciare al proprio diritto di voto per paura di contagiarsi, facendo scendere l’affluenza nelle zone più colpite dal virus. E, come riassunto in questo contributo del think-tank Tortuga, si corre il rischio di un aumento dei contagi a seguito della campagna elettorale e del giorno del voto. Tuttavia, sul secondo punto non esistono ancora analisi precise relative al nostro paese. Combinando i dati Istat sulla mortalità e quelli della protezione civile sui contagi possiamo però indagare la relazione tra le elezioni amministrative in Italia di settembre 2020 e la diffusione del Covid-19 nelle settimane successive.
L’andamento della mortalità
I tre grafici nella figura 1 mostrano l’andamento della mortalità nei comuni con e senza elezioni locali. Il primo riporta il numero assoluto di morti registrate in ciascun giorno; nel secondo invece la variabile descritta è il numero di morti ogni 100 mila abitanti; nel terzo abbiamo calcolato l’extra-mortalità, ovvero la differenza in punti percentuali tra la mortalità (morti/popolazione) giornaliera del 2020 e quella media del periodo 2017-2019, una misura spesso utilizzata nelle recenti ricerche per calcolare una approssimazione dei morti da Covid-19. In tutti i grafici è stata considerata una finestra di 30 giorni prima e 50 giorni dopo il 21 settembre e i dati sono strutturati in modo che il valore corrispondente alla data delle elezioni (indicata dalla linea rossa) sia 100. Infine, per facilitare la lettura e ripulire il grafico dalla grande variabilità giornaliera, viene calcolata una media mobile includendo i 3 giorni precedenti e successivi a ciascuna data.
Come si può vedere, in tutti e tre i grafici l’andamento delle variabili è molto simile nei due gruppi di comuni (al netto di una certa variabilità nel terzo grafico, determinata dal metodo con cui viene calcolata l’extra-mortalità), anche a distanza di più di un mese dalle elezioni. Questa prima analisi sembra quindi evidenziare l’assenza di un effetto visibile delle elezioni comunali sul numero dei morti.
L’andamento dei contagi a livello comunale
Un secondo esercizio possibile consiste in un focus su due regioni virtuose dal punto di vista dell’accesso ai dati, l’Umbria e il Friuli-Venezia Giulia, che rendono direttamente scaricabili sui propri siti i dati a livello comunale riguardo ai contagi, una variabile sulla quale forse si riflettono in maniera più immediata le conseguenze di aggregazioni sociali come le elezioni.
Per quanto riguarda l’Umbria, sono andati al voto sei comuni, che raccolgono l’1,2 per cento della popolazione regionale. Il grafico della figura 2 (in cui stavolta non è stata applicata la standardizzazione al giorno delle elezioni) mostra l’andamento dei nuovi contagi (in numero assoluto, media mobile a 7 giorni) nei comuni interessati e negli altri della regione. Quello che colpisce è che non solo il numero non aumenta, ma rimane inchiodato a zero.
Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, invece, i comuni chiamati al voto sono stati dodici, pari al 3,2 per cento della popolazione regionale. Anche qui l’andamento dei contagi nei giorni successivi alle elezioni non sembra sostenere la tesi di un aumento dei casi.
L’andamento dei contagi a livello provinciale
Un ultimo esercizio possibile è quello di guardare all’evoluzione dei nuovi contagi a livello provinciale, livello per il quale le informazioni sono disponibili per tutto il territorio nazionale.
I grafici sotto mostrano l’andamento giornaliero dei nuovi contagi per abitante (di nuovo, con una media mobile a 7 giorni e in modo tale che il dato del 21 settembre sia pari a 100) nelle tre macro-aree del paese (Nord, Centro e Sud, escluse le isole dove il 21 settembre non si sono tenute elezioni comunali). Le province sono state divise per quartili di affluenza al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, con l’idea che quelle con una affluenza più alta siano quelle con il maggior numero di elezioni comunali. Risultati simili si ottengono anche raggruppando per la percentuale di popolazione provinciale potenzialmente coinvolta in elezioni comunali. Non sembrano emergere andamenti particolarmente chiari che giustifichino la tesi di un aumento dei contagi dovuto alla presenza di elezioni comunali. È bene comunque ricordare che questi dati a livello provinciale non sono certamente ottimali per analizzare l’effetto di eventi a livello comunale.
Un eccesso di prudenza?
La conclusione non è che le elezioni non fanno aumentare la diffusione del Covid-19. Anche se oggi mancano i dati più adatti a questo tipo di analisi (ovvero l’andamento dei contagi a livello comunale), i grafici qui riportati mostrano però come non ci sia una forte evidenza a sostegno dell’idea che le elezioni comunali di settembre 2020 in Italia abbiano fatto aumentare i contagi e le morti da Covid-19.
È dunque lecito chiedersi se la scelta di rinviare le elezioni amministrative previste per la tarda primavera 2021 sia stata effettivamente necessaria oppure non sia il frutto di un eccesso di prudenza, specialmente alla luce del contesto epidemiologico in cui il paese dovrebbe trovarsi allora (simile a quello di settembre, con una ridotta circolazione del virus).
Va inoltre sottolineato come il rinvio non fosse l’unica opzione sul tavolo: come argomentato dal think-tank Tortuga, le elezioni amministrative 2021 potevano essere un’occasione utile per sperimentare a livello locale forme di voto a distanza (postale o digitale), tutelando in questo modo il diritto alla salute e quello di voto.
da lavoce.info, di Francesco Armillei
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