Si sono svolti a Roma il 14 maggio gli Stati Generali della Natalità organizzati dal Forum Famiglie con papa Francesco e il premier Draghi. Per ridare spinta al coraggio l’impegno su lavoro, casa, servizi, assegno unico. Ma servono anche solidarietà e capacità di donarsi
ROMA – La questione demografica è essenziale per l’esistenza dell’Italia e la crisi della natalità mette a rischio la tenuta dell’intero paese: l’impegno di tutti deve puntare a far sì che le famiglie siano sostenute adeguatamente, di modo che i giovani, potendo contare su una stabilità e una sicurezza economica e sociale, oltre che sulla solidarietà reciproca e sulla capacità di donarsi, possano tornare a sognare e a costruire la propria vita con fiducia. Ci sono anche Papa Francesco e il presidente del Consiglio Mario Draghi alla prima edizione degli Stati Generali della natalità, iniziativa organizzata all’Auditorium della Conciliazione a Roma dal Forum delle associazioni familiari per porre l’attenzione sulla grave crisi culturale che ha portato ad una drammatica contrazione del numero di nuovi figli, facendo dell’Italia il paese più vecchio d’Europa. Un’emergenza da affrontare uniti e subito, prima che sia troppo tardi.
Draghi: “Lavoro, casa e servizi per aiutare le famiglie”
“Un’Italia senza figli e’ un’Italia che non crede e non progetta, è un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”, dice Draghi nel suo intervento sottolineando come “le ragioni della scarsa natalità sono in parte economiche”, perché esiste una relazione diretta fra il numero delle nascite e la crescita economica, ma siano anche profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità. Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti. I giovani fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito”. Il premier rimarca come già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffrisse di un preoccupante e perdurante declino di natalità che nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato con solo 404.000 bambini nati nel 2020, numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa”. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi meta’ degli italiani ha almeno 47 anni, l’età mediana più alta d’Europa”.
“Nel mio discorso in Parlamento – dice Draghi – ho elencato le misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Queste includono la realizzazione di asili nido e scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. Un investimento importante nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato. Nel complesso, queste misure ammontano a venti miliardi circa. Sono cifre mai stanziate prima. Il Pnrr prevede inoltre una clausola generale per incentivare le imprese a assumere più donne e giovani, quale condizione per partecipare agli investimenti del Piano. Infine, nel decreto ‘Imprese, lavoro, professioni’, che presenteremo la prossima settimana, lo Stato garantisce ai giovani gran parte del finanziamento necessario per l’acquisto della prima casa e ne abbatte gli oneri fiscali”. Draghi sottolinea inoltre che “la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione. Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza. Continuare ad investire sul miglioramento delle condizioni femminili. E mettere la società, donne e uomini, in grado di avere figli. Dobbiamo aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione. A tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente”.
L’assegno unico: “trasformazione epocale” che aiuta le famiglie
“Il premier Draghi cita naturalmente anche l’assegno unico universale per figlio, in procinto di essere avviato dal prossimo 1° luglio, seppur non con la formula piena inizialmente prevista. “Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022 la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie. “Si può stare tranquilli per gli anni a venire – ha detto Draghi – perché questa è una di quelle trasformazioni epocali che non certo non ci si ripensa l’anno dopo”. E a proposito di assegno unico, tema particolarmente d’attualità, ad esso si sono riferiti anche il presidente del Forum Famiglie Gigi De Palo (“facciamolo bene questo assegno: c’è un Paese unito e compatto come non mai verso questa misura”, ha detto) e poi Papa Francesco, intervenuto dopo il presidente del Consiglio, ne ha parlato, esprimendo “apprezzamento” e auspicando “che venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo e segni l’avvio di una riforma che metta al centro le famiglie e i figli”.
Papa Francesco: “Le preoccupazioni paralizzano, ritroviamo il coraggio”
Nel suo intervento il pontefice ha ricordato l’inverno demografico, sempre più rigido, che l’Italia sta vivendo, sottolineando come ciò “non sembra ancora aver attirato l’attenzione generale”. “Perché il futuro sia buono – ha rimarcato – occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società”. E ancora: “Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”. Papa Francesco ha poi messo in evidenza tre punti, richiamati dalle parole “dono”, “sostenibilità” e “solidarietà”. In particolare per il papa “abbiamo dimenticato il primato del dono, codice sorgente del vivere comune” e ciò “è avvenuto soprattutto nelle società più agiate, più consumiste: dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità”. “La cultura del futuro – ha detto – non può basarsi sull’individuo e sul mero soddisfacimento dei suoi diritti e bisogni. Urge una cultura che coltivi la chimica dell’insieme, la bellezza del dono, il valore del sacrificio”. Ed esorta a “ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita”. Serve una sostenibilità generazionale, evitare di seguire modelli miopi e invece “avere il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri”. Solidarietà, che non può essere solo “spontanea e generosa”, ma strutturale, per poter dare “sostegno alle famiglie e aiuto alle nascite”. Perché “se le famiglie non sono al centro non ci sarà futuro, ma se le famiglie ripartono tutto riparte”.
Bonetti: “La denatalità, segno di un’umanità costretta ad arretrare”
Il Family Act “rimette al centro della storia e delle scelte pubbliche i bambini e con l’assegno unico universale li riconosce come bene comune. Siamo impegnati ad attuarla integralmente: servono il coraggio e l’impegno di tutti”. Lo ha detto la ministra delle Pari opportunità e Famiglia, Elena Bonetti, intervenendo agli Stati generali della natalità. Per Bonetti, “è il tempo di riconoscere il desiderio di dare vita, di riconoscere il nostro bisogno di avvenire e di speranza, riconoscere ad esempio che singole misure a tempo – osserva – sono inefficaci, alle giovani famiglie serve visione, fiducia, stabilità di misure”.
Bonetti ha sottolineato inoltre che “il coraggio di riconoscere, di precedere, di indicare una direzione e di accompagnare lungo la strada, non lasciando indietro nessuno, è il nostro compito. È il compito della politica, ed è il compito di servire la speranza, aprire strade di giustizia, di dignità, di libertà vera. Qui ed oggi, per le giovani e i giovani del tempo che ci è consegnato”.
La ministra ha osservato che la denatalità è “il segno di un’umanità che davanti a questi sì è costretta ad arretrare e a rinunciare. Stiamo privando le donne e gli uomini di quella prospettiva necessaria per trovare il coraggio di rischiare, malgrado il desiderio di figli ci sia e sia grande, per la paura di rimanere soli e non trovare aiuto, per l’incertezza economica, lavorativa, abitativa. È il segno che abbiamo condannato una generazione a non avere la libertà di dire sì e di scegliere”.
Per le donne, ha osservato, “questa libertà significa poter scegliere insieme il lavoro e la maternità e non essere costrette, come troppo spesso accade, a rinunciare all’uno o all’altra”.
Fonte: redattoresociale.it
Il linguaggio dei numeri: per dare consapevolezza, senza perdere speranza. Blangiardo, ISTAT