Il governo ha annunciato il definanziamento di 9 misure del Pnrr. Questo per gli enti locali significa un taglio di risorse per oltre 13 miliardi. Nonostante il ministro Fitto abbia precisato che i soldi per i progetti arriveranno da altre fonti, i dubbi restano molti. Ciò emerge anche dall’analisi di #OpenPNRR curata e pubblicata da Openpolis.
- La proposta di revisione del governo prevede un taglio di oltre 13 miliardi per i comuni.
- Napoli, Roma e Torino sarebbero le città metropolitane più danneggiate dal definanziamento.
- Il governo dice che finanzierà i progetti stralciati con altri fondi ma ci sono dubbi su questa possibilità.
- Sono 24 su 32 le misure in difficoltà che coinvolgono gli enti locali. Governo e Anci polemizzano sulle responsabilità.
- Sarebbero 6 le misure definanziate per i comuni. I tagli più rilevanti riguardano edilizia e rigenerazione urbana.
Il ministro Raffaele Fitto ha presentato in parlamento la proposta di modifica del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che il governo intende sottoporre alla commissione europea. Tra gli interventi che hanno destato maggiore scalpore vi è il definanziamento di ben 9 misure.
Il governo ha giustificato questa scelta spiegando che si tratta di investimenti che in gran parte finanziano progetti in essere. Cioè ideati prima dell’avvio del Pnrr e spesso non in linea con vincoli e criteri richiesti dall’Ue. Oltre a progetti che per come sono stati ideati rischiano di non essere completati entro il 2026. Tuttavia un simile taglio avrebbe un impatto particolarmente significativo per gli enti locali, in primis comuni e città metropolitane. Una scelta che ha inevitabilmente scatenato molte polemiche, nonostante il governo abbia assicurato che tutti i progetti rientranti nelle misure definanziate saranno recuperati attraverso l’impiego di altre risorse.
Sono 13,5 miliardi € i fondi Pnrr che i comuni e le città metropolitane rischiano di perdere a seguito del definanziamento.
Nella terza relazione per il parlamento peraltro, l’esecutivo ha indicato proprio gli enti locali tra i principali responsabili dei ritardi. Un’accusa che però è stata respinta al mittente dall’associazione nazionale comuni italiani (Anci). Quest’organismo infatti in un recente report ha evidenziato al contrario come anche le amministrazioni centrali abbiano una significativa parte di responsabilità.
da openpolis.it