RAPPORTO ISTAT 2020: IN ITALIA QUADRO ECONOMICO E SOCIALE “ECCEZIONALMENTE COMPLESSO E INCERTO”

Il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha presentato il “Rapporto annuale 2020. La situazione del Paese”, alla presenza del Presidente della Camera Roberto Fico, del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e delle più alte cariche dello Stato.

Il quadro economico e sociale italiano a metà 2020 si presenta “eccezionalmente complesso e incerto”, si legge sul comunicato dell’Istat che specifica come “al rallentamento congiunturale del 2019 si è sovrapposto l’impatto della crisi sanitaria e, nel primo trimestre, il Pil ha segnato un crollo congiunturale del 5,3%”. I segnali più recenti includono inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività, una prima risalita dei climi di fiducia. Le previsioni Istat stimano per il 2020 un forte calo dell’attività economica, solo in parte recuperato l’anno successivo.

Coesione e senso civico durante il lockdown “Il segno distintivo del Paese nella fase del lockdown è stato di forte coesione” prosegue l’Istat. “Questa si è manifestata nell’alta fiducia che i cittadini hanno espresso nei confronti delle istituzioni impegnate nel contenimento dell’epidemia e in un elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare. Nonostante l’obbligo di restare a casa, emerge l’immagine di una quotidianità ricca ed eterogenea, in cui la famiglia ha rappresentato un rifugio sicuro per molti, ma non per tutti. Le restrizioni non hanno impedito alle persone di dedicarsi alle relazioni sociali, alla lettura, all’attività fisica e ai tanti hobbies, consentendo di cogliere anche le opportunità che la maggiore disponibilità di tempo ha offerto alla gran parte della popolazione”.

Prodotto interno lordo Il Pil “dopo una flessione ulteriore nel secondo trimestre” si prevede che possa registrare “un aumento nel secondo semestre dell’anno”. L’Istituto di statistica ricorda che la prospettiva per la media del 2020 è di una caduta del Prodotto interno lordo dell’8,3%. “Il percorso di ripresa è previsto rafforzarsi nella parte finale dell’anno, producendo un effetto di trascinamento positivo sui risultati del 2021 che, in media d’anno, segnerebbero un ritorno a una crescita significativa del Pil (+4,6%)”.

Diseguaglianze La pandemia da Covid-19 si è innestata su una situazione sociale caratterizzata da “forti e crescenti disuguaglianze”, rileva l’Istat. La classe sociale di origine “influisce ancora in misura rilevante sulle opportunità degli individui nonostante il livello di ereditarietà si sia progressivamente ridotto. Per la generazione più giovane però è anche diminuita la probabilità di ascesa sociale” sottolinea l’Istat.

Lavoro e occupazione Tra il 2014 e il 2019, l’occupazione è cresciuta in maniera pressoché continua, seppure con ritmi gradualmente meno intensi (da +293 mila nel 2016 a +145 mila nel 2019). L’espansione è proseguita nella prima metà del 2019 ma il generale rallentamento dell’economia ha causato un moderato calo nella seconda parte dell’anno. La povertà assoluta tra il 2014 e il 2019 è rimasta stabile dopo il raddoppio del 2012 e ha segnato una diminuzione, soprattutto nel Meridione, solo nel 2019. Nel 2020, dopo la sostanziale stagnazione dei primi due mesi (-0,1 per cento a gennaio e +0,1 per cento a febbraio), il sopraggiungere dell’epidemia ha colpito il mercato del lavoro causando una riduzione di 124 mila occupati (-0,5 per cento) a marzo, più che raddoppiata ad aprile (-274 mila, -1,2 per cento). A causa delle limitazioni nella possibilità di ricerca di lavoro, l’aumento degli inattivi ha implicato che l’effetto della crisi non si sia trasferito immediatamente sul tasso di disoccupazione. Nei mesi di marzo e aprile, nonostante la caduta dell’occupazione, si è registrata una marcata diminuzione della disoccupazione (-484 mila, -23,9 per cento), associata a un eccezionale aumento dell’inattività (+746 mila, +5,4 per cento). Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile – nella settimana di intervista – sono stati quasi 3,5 milioni. “Nella difficile situazione economica generata dalle misure di contrasto alla pandemia, la presenza di una consistente porzione di occupazione non regolare rappresenta un ulteriore fattore di fragilità per un numero elevato di famiglie”. Si legge nel Rapporto. “Nella media del triennio 2015-2017 circa 2,1 milioni di famiglie (per oltre 6 milioni di individui) hanno almeno un occupato irregolare. La metà, poco più di un milione, ha esclusivamente occupati non regolari”.

Smartworking Durante il lockdown la quota di chi ha lavorato da casa, almeno per alcuni giorni nell’arco del mese, è aumentata, coinvolgendo più di 4 milioni di occupati. “La stima dell’ampiezza potenziale del lavoro da remoto, basata sulle caratteristiche delle professioni, porta a contare 8,2 milioni di occupati (il 35,7%)”, fa sapere l’Istituto. “Si scende a 7 milioni escludendo gli impieghi per cui in condizioni di normalità è comunque preferibile la presenza (ad esempio gli insegnanti)”. Nel 2019, rileva l’Istat, “meno di un milione di questi occupati ha effettivamente lavorato da casa”. Spesa sanitaria al palo, meno medici e infermieri “L’emergenza sanitaria interviene a valle di un lungo periodo in cui il servizio sanitario nazionale è stato interessato da un ridimensionamento delle risorse”. “Dal 2010 al 2018 la spesa sanitaria pubblica è aumentata solo dello 0,2% medio annuo a fronte di una crescita economica dell’1,2%”, si spiega. La spesa per investimenti delle aziende sanitarie è scesa dai 2,4 miliardi del 2013 a poco più di 1,4 miliardi nel 2018. Rispetto al 2012 “il solo personale a tempo indeterminato del comparto sanità si è ridotto di 25.808 unità (-3,8%): i medici sono passati da 109mila a 106mila (-2,3%) e il personale infermieristico da 272mila a 268mila (-1,6%)”. “La pandemia ha avuto un significativo impatto sulla quantità e il tipo di offerta del sistema sanitario e ne potrebbe influenzare la dinamica e l’organizzazione anche in futuro”. In risposta allo stress della domanda correlata al covid-19, tutti i servizi sanitari regionali hanno reagito limitando l’offerta ordinaria, rinviando gli interventi programmati differibili e scoraggiando la domanda non urgente. Il timore del contagio ha avuto un ruolo importante nel limitare la domanda. Si è ridotta drasticamente l’offerta di interventi di chirurgia elettiva non urgente, ma non è cambiata l’offerta di interventi non differibili in ambito oncologico ed ortopedico.

Natalità in calo “La rapida caduta della natalità potrebbe subire un’ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid”. “Recenti simulazioni, che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell’immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021″. E La prospettiva peggiora se si tiene conto dello shock sull’occupazione. I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021”.


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