Contratti a termine nella PA: dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in arrivo condanna dell’abuso per le discriminazioni che provoca fra i lavoratori

La questione di questa autentica disparità di trattamento tra lavoratori era stata già in passato al centro di polemiche e reclami alla stessa Corte di Giustizia Europea, su procedimento d’infrazione avviato dalla Commissione. Ed è proprio l’organo supremo di giustizia dell’Unione Europea che adesso potrebbe intervenire.

Ricordiamo chela Commissione individua possibili violazioni del diritto dell’UE sulla base:

  • delle proprie indagini;
  • di denunce da parte di cittadini, imprese e altre parti interessate.

Scopriamo i dettagli della vicenda.

Abuso di Contratti a termine nella Pubblica Amministrazione: in arrivo condanna da Corte UE

La Commissione Ue, come già detto, ha avviato contro l’Italia un procedimento di infrazione avente a oggetto le discriminazioni di cui sono vittime numerose categorie di lavoratori del settore pubblico a causa del ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a termine.

L’attuale legislazione italiana, con il Dlgs 81/15, esclude infatti dalle tutele (prima fra tutte la trasformazione in contratto di lavoro a tempo indeterminato nel caso di una successione di contratti a termine durata superiore a 24 mesi):

  • il personale docente della scuola;
  • il personale del Ssn;
  • i lavoratori delle fondazioni di produzione musicale e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale;
  • i volontari dei vigili del fuoco richiamati in servizio;
  • e alcune categorie di lavoratori delle università.

Senza considerare anche l’esercito dei precari degli Enti Locali.

Una procedura che potrebbe finalmente dare diritto ai lavoratori dipendenti dei comparti pubblici, al riconoscimento di alcuni diritti che secondo l’Unione Europea le nostre leggi ledono.

Secondo la Corte UE, infatti, le delucidazioni fornite dal Governo italiano non sono state per l’ennesima volta ritenute soddisfacenti.

La lettera della Corte UE all’Italia

La lettera di messa in mora nei confronti dell’Italia era partita lo scorso dicembre, e adesso la vicenda fa un ulteriore passo avanti. Nella lettera si ricordava che il personale di ruolo della PA italiana continua a subire un “trattamento meno favorevole”: nella missiva si parla anche di “mancanza di protezione contro il lavoro subordinato reiterato a tempo determinato nel settore pubblico italiano”. Ne consegue che “i lavoratori del settore pubblico non sono ancora protetti a sufficienza contro la discriminazione e l’abuso di contratti in successione a tempo determinato”, come invece è previsto dal diritto dell’Unione europea. Nella stessa lettera all’Italia, la Commissione europea esorta quindi a “prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di impiego discriminatorie nel settore pubblico”.

Quali scenari

Inaccettabili ritardi e disfunzioni della macchina pubblica rendono infatti inaccessibili diritti e servizi e spesso inapplicabili le stesse disposizioni legislative.

Urge un provvedimento di stabilizzazione di questa crescente sacca di precariato con forme contrattuali a tempo indeterminato più consone a garantire il funzionamento della Pubblica Amministrazione. Ricordiamo che già con la famosa sentenza “Mascolo” anche in presenza di esigenze particolari di flessibilità, lo Stato italiano non può esimersi dall’osservanza dell’obbligo di prevedere una misura adeguata contro l’«abuso» di successione di contratti a termine. Dunque sulla base dei presupposti esaminati dalla Corte di giustizia, l’esito del procedimento di infrazione avviato dalla Commissione contro l’Italia appare scontato. E per i lavoratori del settore pubblico c’è l’opportunità di proporre un’azione di risarcimento del danno subito. da lentepubblica.it

DECRETO LEGISLATIVO 15 giugno 2015, n. 81

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