“Sta a noi sindaci dimostrare che il rispetto delle regole può e deve convivere con la semplicità e il dinamismo”, si legge nel documento-appello firmata da 80 amministratori locali. “Sta a noi capire che la velocità, soprattutto in questo periodo storico, è democratica”. Dimezzare tempi e procedure, eliminare i controlli preventivi che ritardano il via libera alle opere pubbliche, ridurre i pareri, introdurre dove si può il silenzio-assenso, aumentare il ricorso all’autocertificazione: “E’ una battaglia che dev’essere la sinistra a intestarsi”, spiega il coordinatore dei primi cittadini dem Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e Presidente nazionale di ALI, promotore dell’iniziativa. “Se Salvini vorrà unirsi a noi bene, altrimenti pazienza: la partita del Recovery è troppo importante per lasciarla in balia degli umori e della propaganda del leader leghista”. Chiedono di fare in fretta, i sindaci del Pd. Al loro partito, innanzitutto, perché diventi “il motore politico di un Paese più semplice e veloce”. Evitando ogni tentazione di mettersi di traverso. E impugnando, a fianco del premier Draghi, la bandiera delle riforme per modernizzare l’Italia – semplificazioni, pubblica amministrazione e giustizia in primis – ma con un cambio di paradigma rispetto a quello utilizzato fin qui. Un tema che sarebbe sbagliato lasciare alla destra, che da sempre spinge per una pericolosa deregulation.
È questa la preoccupazione espressa da sindaci fra le righe del manifesto “Un’Italia più semplice per la rinascita”: che il Pd, per pigrizia o vecchie logiche di conservazione, non sappia cogliere l’occasione storica offerta dal Pnrr. Tutti uniti – dal barese presidente dell’Anci Antonio Decaro al fiorentino Dario Nardella, dalla prima cittadina di Marzabotto (e presidente del partito) Valentina Cuppi al riminese De Pascale, dal reggino Falcomatà al palermitano Orlando, dall’anconetana Mancinelli al bergamasco Gor – nella sfida dei prossimi mesi che “si può riassumere in una sola parola: velocità”. Del resto “per la prima volta dopo decenni, il problema non sono le risorse, ma riuscire a spenderle celermente e in modo efficace per rilanciare subito la ripresa economica, ridurre l’enorme debito pubblico incrementato dalla pandemia e sostenere il lavoro e i più deboli”. Sapendo che “la velocità è democratica perché se un cittadino o una famiglia hanno bisogno di un sussidio o di un paracadute per gestire un momento di difficoltà, il tempo in cui lo si ottiene è determinante”. Lo spiega bene Valentina Cuppi: “Oggi per aprire un asilo nido o implementare le risorse per l’infanzia ci può volere un anno, un anno per espletare tutte le pratiche durante il quale io non sono in grado di offrire risposte ai cittadini, un anno in cui donne e bambini restano senza sostegno”.
Bisogni primari, ma non solo quelli. “Se per ottenere i bonus fiscali legati all’edilizia (ecobonus 110%, sismabonus, bonus facciate) taglieremo le procedure e le tempistiche, avremmo rimesso in moto davvero un’edilizia sana, che trasforma il costruito, rendendolo efficiente e migliorando l’ambiente” affermano i sindaci dem. E “cosa c’è di più democratico di creare immediatamente lavoro di qualità per tanti nel segno della sostenibilità ambientale e dell’innovazione?”. Perciò bisogna agire, e subito. “Dobbiamo prendere atto che le norme attuali, a partire dal Codice degli Appalti, non funzionano”, prosegue la lettera-appello. “Per portare a compimento un lavoro pubblico da un milione di euro occorrono in media cinque anni; per un lavoro da cento milioni in media ne passano quindici. Se i tempi continueranno ad essere questi, non rilanceremo un bel niente: andremo a schiantarci”. Su questo il sindaco di Firenze Dario Nardella è categorico: “Dobbiamo ridurli drasticamente. Cominciando dalla giungla inestricabile delle autorizzazioni, in particolare quelle ambientali, paesaggistiche e culturali. I nostri progetti per la mobilità sostenibile, l’ambiente, l’economia circolare, l’edilizia scolastica sono a rischio. L’80% delle opere finanziabili col Recovery è sottoposto a queste procedure, troppo lente per rispettare le scadenze indicate dalla Ue. Con questi tempi e senza coinvolgere i sindaci nella fase attuativa, il Pnrr non lo faremo mai”.
Esattamente il pericolo che i sindaci dem intendono scongiurare. Intervenendo, anche, sul meccanismo dei controlli: “Basta controlli preventivi con tempi lunghissimi e inconciliabili con progetti concreti e investimenti di sviluppo. Occorre introdurre il meccanismo standard dell’autocertificazione, con controlli successivi e sanzioni pesanti per chi tradisce la fiducia dello Stato e della pubblica amministrazione”. Come si è già sperimentato nelle amministrazioni locali “con i buoni spesa per l’emergenza sociale durante la pandemia”, segnalano. “Se avessimo seguito l’iter classico i tempi si sarebbero allungati a dismisura e non saremmo riusciti a placare la tensione sociale. I controlli fatti ex post, inoltre, hanno fatto emergere al massimo uno 0,5% di irregolarità”. È ora di gettare il cuore oltre l’ostacolo, esorta il coordinatore dei sindaci dem. “Una volta usciti dal tormentone delle riaperture, il premier Draghi dovrà attuare le riforme su cui si è impegnato con l’Europa”, conclude Ricci. “E il Pd dovrà sostenere questo sforzo, dimostrando che regole e rapidità possono e devono convivere in uno Stato moderno. Anche per smascherare la demagogia di una certa destra che proporrà, strumentalmente, solo una pericolosa deregulation. La velocità deve diventare la nostra bandiera”.
Un’Italia più semplice per la rinascita. Documento dei sindaci